L'avventura dell'orso che cadde dalla slitta di Babbo Natale

2022-12-29 10:32:02 By : Ms. sandra shao

L’orso di pezza aprì gli occhi.

Fino a quel momento aveva dormito profondamente, ma sentiva che gli era accaduto qualcosa di strano. Non era più immerso nel tepore della slitta di Babbo Natale e non c’erano più gli altri giocattoli intorno a lui: la bambola, il trenino, le carte da gioco…. 

Ma nessuno gli aveva fatto il discorsetto di saluto che si aspettava, presentandogli il bambino a cui era destinato.

“Questo è contro tutte le regole!” Pensò con disappunto.

Si guardò intorno: era nel mezzo di una foresta!! 

“Oh no! Sono caduto dalla slittaaaaaa!” gridò, in preda al panico. Chissà che cos’era successo.

L’orso non sapeva proprio come cavarsela in quella situazione. Era molto tranquillo e metodico e non avrebbe mai immaginato di trovarsi in un posto così misterioso e ostile, pieno di pericoli per un piccolo giocattolo come lui.

La luce filtrava appena tra le foglie perché quella foresta era molto fitta. Lui era seduto su un ramo, a una grande altezza da terra.

“Soffro di vertigini” sussurrò l’orso, cercando di non guardare in basso, e si aggrappò forte al tronco dell’albero, tremando.

Avrebbe potuto restare lì, in preda alla sua paura per sempre, aspettando di essere fatto a pezzi dagli animali della foresta.

In fondo era solo un orsetto di pezza.

Poi gli venne in mente che doveva esserci, da qualche parte, una casa per lui, e dentro la casa un bambino che lo stava aspettando per abbracciarlo, giocare e ridere insieme. In quel momento era solo un sogno, ma gli sarebbe piaciuto realizzarlo.

Allora decise di farsi coraggio. 

Sulle spalle aveva uno zainetto. Provò a sfilarlo e a guardarci dentro: c’erano un pacchetto di cioccolatini, una torcia e una bussola. Babbo Natale gli aveva dato il corredo dell’esploratore, ma in quella foresta come avrebbe dovuto usarlo?

Pian piano scese dall’albero e incominciò a camminare con prudenza, guardandosi intorno.

Il terreno era soffice d’erba e di foglie. I colori delle piante erano di un verde così vivo che quasi gli ferivano gli occhi.

Ad un tratto l’orsetto sentì un lamento. Non sapeva se avvicinarsi o no, ma c’era così tanto dolore in quel suono che non riuscì a resistere.

Era un piccolo gorilla, impegnato in una strana danza. Saltava su un piede, ballonzolando, agitava le braccia e continuava a emettere quello strano lamento. Quando lo vide l’orsetto stava per voltarsi e scappare via, ma lui lo chiamò con voce disperata: “Aiutami per favore”.

“Che cosa posso fare per te? – chiese l’orso mantenendosi a una distanza prudente – Sono solo un orso di pezza”.

“Mi si è conficcata una spina in una zampa – disse il gorilla – è piccola ma mi fa molto male. Non riesco a vederla e quindi nemmeno a toglierla. Ti prego, se mi aiuti ti sarò grato per sempre”.

L’orso di pezza si avvicinò e guardò con attenzione la zampa che il gorilla gli porgeva. Non riusciva a vedere nulla neanche lui. Poi gli venne in mente che aveva una torcia nel suo zaino. La accese e così riuscì a togliere la spina.

Il gorilla provò subito un grande sollievo e lo abbracciò per ringraziarlo: “Grazie, grazie orsetto di pezza. Vorrei ricambiare la tua grande gentilezza. Cosa posso fare per aiutarti?”.

L’orso gli raccontò la sua storia e gli spiegò che stava cercando la casa e il bambino a cui era destinato.

“Non posso avvicinarmi troppo agli umani, è pericoloso per uno come me. Ma possiamo fare un pezzo di strada insieme. Ti porterò sulle mie spalle”.

L’orso era un po’ titubante ma poi vide che poteva trovare una sistemazione davvero comoda sulle spalle del gorilla, e per tutto il giorno proseguirono il cammino insieme.

Ad un certo punto videro passare una giovane giraffa. Procedeva in fretta, con un’aria molto angosciata. Sparì fra gli alberi ma poco dopo passò davanti a loro di nuovo, come se stesse girando in tondo.

“Che cosa ci fa una giraffa in mezzo alla foresta? – si azzardò a dirle il gorilla – Sei molto lontana da casa tua”.

“Hai ragione – gli rispose lei, scoppiando in un pianto inconsolabile – è tutto il giorno che sto cercando la mia mamma. Mi sono persa!!”

Il gorilla e l’orsetto si avvicinarono e le raccontarono la loro storia. Decisero di accamparsi in una radura per la notte. In quel punto potevano vedere il cielo pieno di stelle.

“Gli esploratori di solito accendono un fuoco – disse l’orsetto – dobbiamo farlo anche noi?”

“Sei matto? – gli disse la giovane giraffa – Vuoi accendere un fuoco qui?”

“È vero, non possiamo farlo – disse il piccolo gorilla – ma l’orsetto ha ragione. Se arrivasse una pantera e ci trovasse addormentati, ci mangerebbe di sicuro”.

A quel punto i tre amici sentirono un verso basso e profondo: “UUUh, uuuh!”

L’orsetto si spaventò moltissimo: “Che cosa è stato?”

“Sono io”. Nel buio della chioma di un albero vicino a loro si accesero due occhi gialli e tondi. Era un gufo! Dispiegò le sue grandi ali per mostrarle in tutta la loro regalità.

“Oooooh!” Il gorilla, la giraffa e l’orsetto erano pieni di meraviglia: quel gufo era davvero molto imponente, anche se aveva un’aria un po’ triste.

“Sono sempre solo – disse – non mi dispiacerebbe un po’ di compagnia. Se chiacchierate un po’ con me, poi ci penserò io a tenervi al sicuro. Potrete dormire tranquilli, e vi avvertirò in caso di pericolo”.

Si divertirono molto quella sera. 

Il gufo insegnò al gorilla, alla giraffa e all’orsetto a conoscere i nomi delle stelle, che brillavano luminose tra le foglie.

Durante la notte il gufo cacciò un serpente e una pantera, ma fu così silenzioso che i suoi amici continuarono a dormire in pace senza accorgersene.

Poco prima dell’alba li svegliò per salutarli.

“Tornerò a trovarti” promise il gorilla.

L’orsetto e la giraffa lo salutarono con calore ma senza fare promesse. Speravano di uscire presto da quella foresta, ma erano dispiaciuti di lasciare un nuovo amico.

La giraffa si ricordò della sua mamma lontana, e versò ancora qualche lacrima. “Come farò a ritrovarla?”

“Dovresti andare verso nord, dove la foresta si dirada – disse il gorilla – ma come facciamo a sapere dov’è il nord?”

“Ci penso io – rispose l’orsetto – ho una bussola!”

“Che cos’è?” Chiese la giraffa, curiosa.

L’orsetto la tirò fuori dal suo zaino e gliela mostrò: “Ci indicherà la direzione”.

Camminarono insieme a lungo. L’orsetto imparò molte cose sulla foresta, sulla savana, sull’Africa e gli animali che vi abitavano. 

Quando gli alberi iniziarono a diradarsi, e videro grandi prati stendersi davanti a loro, il gorilla li salutò: “Adesso devo tornare indietro”.

L’orsetto decise di regalargli la torcia e la bussola, e gliele appese al collo: “Così ti ricorderai di me”.

Si abbracciarono con le lacrime agli occhi e continuarono a salutarsi finché il gorilla sparì tra gli alberi.

“Cosa c’è? – gli chiese la giraffa – ora siamo usciti dalla foresta. Sono sicura che presto incontreremo un villaggio”.

“È stato bello incontrarvi. Ho capito che è davvero brutto non appartenere a nessuno. Fra tutti i giocattoli di Babbo Natale, solo io sono stato abbandonato e dimenticato”.

La giraffa gli sorrise: “Non abbatterti, dai. Sei un orsetto straordinario. Non ho mai incontrato uno come te. Qui hai trovato dei nuovi amici,  e se non fossi caduto da quella slitta non ci avresti mai conosciuto. E non avresti mai visto quanto è bella la foresta”.

Allora anche l’orsetto sorrise: “Ho imparato perfino i nomi delle stelle”.

In quel momento sentirono suonare dei campanelli. “Incredibile!” gridò l’orsetto. Eppure videro scendere dal cielo una slitta trainata dalle renne.

La giovane giraffa non credeva ai suoi occhi.

“Oh, Oh, Oh! – disse lui grattandosi la barba – Ma dove ti eri cacciato, piccolo orso? E come hai fatto a uscire dalla foresta? Sei stato molto coraggioso, proprio un esploratore. Cara giovane giraffa, grazie per avergli tenuto compagnia. Ora ti riportiamo dalla tua mamma”.

L’orsetto e la giraffa scoppiarono a ridere e si scambiarono un cenno d’intesa. Solo i veri amici compiono imprese così grandi.

“Dai, saltate su, abbiamo ancora un bel viaggio da fare! Orsetto, c’è un bambino che ti aspetta”. La slitta ripartì, lasciando una scia di polvere luminosa.

Nella foto di apertura: foresta del Congo, copyright Giovanni Diffidenti

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